MILANO—Ogni anno, circa 25 milioni di turisti si riversano tra calli e canali di Venezia, attratti da una delle città più affascinanti al mondo. Ma l’incanto della laguna rischia di far pagare caro il prezzo del successo, a rimetterci sono soprattutto le infrastrutture, l’ecosistema lagunare e la qualità della vita dei residenti – oggi quasi dimezzati rispetto al 1977, con un calo del 48%.
Una pressione acuita da un turismo sempre più mordi e fuggi: oltre il 70% dei visitatori resta in città solo per poche ore. Venezia è così diventata il paradigma globale delle conseguenze dell’overtourism. Ma è possibile ripensare il turismo urbano partendo da un modello più sostenibile?
A partire da questa domanda, lo studio " Beyond the Crowds: Embracing Circular Economy to Address Overtourism " di Boston Consulting Group (BCG), propone un cambio di rotta. Analizzando l’impatto dell’overtourism su Venezia, l’analisi delinea un modello basato sui principi della circular economy e replicabile anche in altre destinazioni ad alta intensità turistica, con l’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali e sociali, rigenerare risorse locali e migliorare la qualità dell’esperienza, sia per i residenti sia per i turisti.
«In un momento in cui l’accesso alle risorse è sempre più complesso e le decisioni d’investimento sono influenzate da dazi, volatilità e instabilità geopolitica, il modello circolare acquista un’importanza strategica ancora maggiore» spiega Federico Colombara , Managing Director e Partner di BCG. «Non solo perché può contribuire a ridurre le emissioni fino al 45%, ma anche perché permette di limitare la dipendenza da risorse esterne. Anche le città possono diventare protagoniste di questa transizione, trasformandosi in ecosistemi resilienti che valorizzano le risorse urbane, dove cittadini e turisti partecipano attivamente attraverso comportamenti virtuosi. Una trasformazione che richiede visione, politiche mirate, infrastrutture e servizi circolari, supportati da tecnologie digitali all’avanguardia.»
Una città fragile sotto pressione
Ogni giorno, circa 100.000 imbarcazioni a motore attraversano i canali veneziani, accelerando l’erosione delle fondamenta e contribuendo all’inquinamento delle acque. Secondo le stime, le emissioni legate alla mobilità turistica potrebbero aumentare del 25% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2016, fino a sfiorare le due miliardi di tonnellate di CO₂ all’anno.
Anche la gestione dei rifiuti racconta una città sotto pressione: nelle aree più frequentate i cestini vengono svuotati ogni mezz’ora, per far fronte a un flusso costante di rifiuti costituiti per gran parte da plastica monouso.
Nel frattempo, il tessuto economico e sociale si è profondamente trasformato. Tra il 2011 e il 2019, i negozi di souvenir sono passati da 2 a 155, mentre le storiche botteghe artigiane – come quelle del vetro di Murano o della tessitura veneziana – hanno registrato un calo del 34% dal 1992. Il mercato immobiliare segue la stessa traiettoria: tra il 20% e il 30% degli edifici del centro è oggi destinato ad affitti brevi, spesso gestiti tramite piattaforme digitali. Una dinamica che ha eroso l’offerta abitativa stabile e ridotto i servizi di prossimità.
Tre linee guida per cambiare rotta
Di fronte a queste sfide, BCG evidenzia la necessità di un cambio di paradigma, delineando un percorso articolato in tre direttrici strategiche, pensate per promuovere un turismo più equilibrato e sostenibile:
- Gestione dei flussi e tutela del tessuto urbano attraverso un sistema di accesso controllato, per distribuire i visitatori in modo più equilibrato e generare risorse per la città. Rafforzare la regolamentazione degli affitti brevi e introdurre misure di zoning commerciale permetterebbe inoltre di incentivare il ripopolamento del centro storico e tutelare l’identità economica e culturale della città.
- Infrastrutture circolari e mobilità sostenibile grazie al trasporto pubblico elettrico e alla promozione della mobilità condivisa, che permetterebbe di tagliare le emissioni. L’adozione di un piano avanzato per la gestione dei rifiuti, con incentivi all’uso di materiali riciclati e installazione di refill station per l’acqua, potrebbe ridurre del 36% il consumo di plastica. Infine, l’adozione del modello della “Città a 15 minuti”, puntando sulla decentralizzazione dei servizi e sulla valorizzazione delle aree meno centrali, potrebbe non solo migliorare la qualità della vita dei residenti, ma contribuirebbe anche a ridurre la pressione sulle aree più congestionate.
- Tecnologie digitali per un turismo intelligente: l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things (IoT) possono monitorare i flussi di visitatori in tempo reale e suggerire percorsi alternativi, decongestionando i luoghi più affollati. La blockchain potrebbe poi certificare acquisti sostenibili, mentre la realtà aumentata offrirebbe esperienze immersive a basso impatto fisico sui siti più delicati, come la Basilica di San Marco o il Ponte di Rialto.
Un’opportunità per guidare il cambiamento
Oltre 200 città nel mondo stanno affrontando sfide analoghe e Venezia, con la sua unicità, può diventare il laboratorio per lo sviluppo di un nuovo paradigma, dove attrattività e vivibilità trovano un equilibrio possibile. Un modello rigenerativo, supportato da governance attiva, infrastrutture adeguate e tecnologie all’avanguardia. E, soprattutto, capace di restituire alla città una dimensione più autentica, abitabile per chi la vive e accogliente per chi la visita.
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